Sommario
Aprire una Partita IVA regime forfettario, soprattutto in Italia, richiede da parte del soggetto intenzionato ad aprire, determinate informazioni riguardo la propria attività, per non rischiare di andare incontro a sanzioni causate.
La complessità nell’individuare a quale tipo di regime aderire riguarda non tanto gli adempimenti richiesti dall’apertura, ma gli innumerevoli fattori da tenere in considerazione a seconda del tipo di attività che si vuole aprire.
Si deve fare attenzione al tipo di attività: libero professionale, artigianale o commerciale, la loro classificazione avviene innanzitutto in base alla legge e a ciascuna partita iva (il numero che identifica un soggetto che esercita un’ attività ) devono essere associati uno o più cd. codici atecofin. A ogni atecofin vengono associati uno o più codici statistici che qualificano l’attività anche ai fini previdenziali.
Ecco perché Wiseeo, in collaborazione con Andrea Preite, ha deciso di creare un’unica guida approfondita su come aprire Partita Iva Regime Forfettario, e farlo senza rischiare sanzioni, o come vedremo più avanti, cause legali contro eventuali datori di lavoro.
Esistono tanti punti da tenere in considerazione quando si apre una partita IVA, ecco perchè se stai pensando di aprire la tua partita IVA, è importante che tu prima legga questa guida con calma.
Possono aderire al Regime Forfettario, i liberi professionisti o le ditte individuali. Parliamo quindi di qualsiasi soggetto fisico che intende aprire la propria partita IVA, ed è residente in Italia, oppure in uno stato membro dell’unione europea (UE), oppure uno stato membro dell’accordo economico europea (EEA).
Nel caso dei soggetti non residenti UE o EEA, essi possono comunque aderire al Regime Forfettario se almeno il 75% del reddito complessivamente realizzato è prodotto in Italia.
Non ci sono particolari restrizioni sulla tipologia di attività svolta, ad eccezione delle partite IVA che identificano i soggetti la cui attività gode di particolari regimi IVA speciali e più favorevoli, come ad es. L’attività che ha per oggetto la vendita di beni usati.
Sono esclusi dal regime forfettario i soggetti che svolgono in via esclusiva o prevalente le attività di cessione di fabbricati, di terreni edificabili (Art.1, co.57, lettera c) L. 190/2014).
Infine, per aderire al Regime Forfettario, una restrizione a partire dal 2020 prevede l’esclusione dal regime forfettario di coloro che hanno prodotto redditi da dipendente nell’anno fiscale precedente superiori a 30.000€ e il cui rapporto lavorativo è ancora in corso.
Vi sono inoltre dei limiti, in particolare sul fatturato massimo annuo che non può superare i 65.000€ e spese personale dipendente, o lavoro accessorio, che non possono superare i 20.000€ annui.
Nel momento in cui ti trovi ad aprire la tua Partita IVA, sia essa in regime forfettario, oppure qualunque altro regime fiscale, devi sempre prestare attenzioni ai casi di incompatibilità con il lavoro da dipendente.
Se ad esempio svolgi un lavoro da dipendente, e intendi svolgere in proprio la stessa attività, rischi il licenziamento da parte del tuo datore di lavoro per buona causa, se non ti ha esplicitamente autorizzato a svolgere l’attività.
Nel caso in cui invece con la tua partita IVA svolgi un lavoro differente da quella con la quale sei impiegato, non rischi niente se non espressamente vietato nel tuo contratto di lavoro che hai firmato al momento dell’assunzione.
Per quanto riguarda invece i dipendenti pubblici, essi non possono svolgere nessuna attività in proprio, come disciplinato dal decr. 165/2011.
Questa regola è ad eccezione degli insegnanti, che possono farlo, a patto di aver ricevuto espressa autorizzazione da parte del preside, così come indicato dalla normativa Art. 508, co. 10, d. lgs. n. 297/1994, e che non vada in conflitto con la professione di insegnante.
Questa normativa, non vale nel caso in cui il dipendente pubblico, oppure l’insegnante, prevede un contratto part-time inferiore al 50%. In questo caso, è possibile svolgere il lavoro autonomo, ma sempre rispettando i principi per la quale non vi si deve creare conflitto con la professione, e non venga pregiudicato il corretto esercizio della professione.
Quindi, se hai un lavoro come dipendente, prima di aprire la tua partita IVA, controlla che nel tuo contratto di lavoro non ti è stato vietato e nel caso in cui non c’è questo veto, devi comunque accertare che non si tratta di attività in concorrenza.
Nel caso in cui sei un dipendente pubblico, mi spiace informarti che non puoi aprire una partita IVA senza rischiare il licenziamento per giusta causa, a meno che non sei Part-Time. Se sei un insegnante, fai bene a chiedere autorizzazione al tuo preside.
Nel caso in cui sei socio di una società di persone, in Italia o all’estero, oppure sei socio di una SRL la cui attività svolta è la stessa per la quale vorresti aprire la tua partita IVA personale, anche in qual caso sorge una casistica di incompatibilità.
Abbiamo infine ulteriori casi di incompatibilità che possono occorrere nel momento in cui svolgi una professione iscritta ad un albo professionale. In quel caso, devi verificare il regolamento dell’albo nella quale sei iscritto.
Ogni attività, ha il proprio codice ATECO. ATECO è l’anagramma di Attività Economica, e si tratta di un codice assegnato ad ogni Partita IVA, in base all’attività svolta. Una sola Partita IVA può avere fino a sei codici ATECO differenti, identificati come attività secondarie.
Per chi non è del settore, potrebbe essere difficile trovare il codice ATECO adatto per la tua attività, in quanto potrebbe cambiare ad esempio in base alla modalità in cui il lavoro viene svolto, pur trattandosi della stessa tipologia di attività.
Il tipo di contribuzione previdenziale dipende innanzitutto dal tipo di attività svolta. I codici statistici csc associati agli ATECO servono a rendere più semplice la determinazione del tipo di previdenza obbligatoria, nei casi in cui la determinazione può non essere immediata.
Se sei intenzionato ad aprire la tua P.IVA, puoi richiedere una consulenza gratuita con Wiseeo che ti mostrerà il codice ATECO più adatto alla tua professione.
Uno degli ostacoli più comuni che spesso limita i soggetti interessati ad aprire una Partita IVA e causa tanti interrogativi, è il dubbio dei costi che bisogna affrontare gestendo una Partita IVA in Regime Forfettario.
A seconda del tipo di attività, le norme possono prevedere un tipo di tassazione differente per cui è importantissimo ai fini della determinazione dell’imposta del reddito capire che tipo di attività andiamo a svolgere.
Nel caso in cui sia possibile aderire al regime forfettario, si applicherà l’aliquota del 15% o del 5% sulla parte di ricavi a cui si applica il coefficiente di redditività associato al codice ateco della nostra attività al netto dei contributi.
L’imposta sostitutiva sostituisce IRPEF e le Addizionali Regionali e Comunali. Si tratta, come dice anche il nome, di un’unica aliquota che sostituisce le altre aliquote da applicare alla base imponibile una volta effettuate le dovute deduzioni.
Si può usufruire dell’aliquota ridotta al 5% fino a 5 anni, alla scadenza dei 5 anni sale al 15%, non sempre però è possibile usufruire di questa riduzione.
Infatti per poter usufruire di questa agevolazione è necessario rispettare alcuni requisiti, è necessario innanzitutto che la tua attività sia di nuova costituzione (ovvero non già avviata) e che rispetti tutti i requisiti previsti per far si che sia possibile aprire partita iva regime forfettario.
Come abbiamo detto in precedenza, durante il processo di apertura della Partita IVA, è di fondamentale importanza valutare in maniera dettagliata il tipo di attività che la persona fisica, intende svolgere ai fini di individuare correttamente, quali sono gli adempimenti a cui dovrà far fronte (se deve iscriversi al registro delle imprese, se è necessario effettuare delle comunicazioni agli enti previdenziali e assistenziali, se necessarie la SCIA oppure se basta semplicemente l’apertura della Partita IVA come nel caso del libero professionista, il quale è un lavoratore autonomo e non un’impresa)
le norme civilistiche e fiscali, ci consentono di individuare due tipi di attività esercitabili dalle persone fisiche e di fare una distinzione circa l’imposizione fiscale e contributiva:
Essere disinformati su questo aspetto potrebbe creare disagi, visto che tra libero professionista e ditta individuale ci sono differenze sia dal punto di vista burocratico e al contempo stesso, anche per quanto riguarda gli adempimenti fiscali e previdenziali.
Andiamo più nel pratico, evidenziando tutte quelle che sono le differenze che intercorrono tra queste due categorie.
Innanzitutto già dal momento dell’apertura della Partita IVA vi sono le prime divergenze, per il Libero Professionista la procedura è molto più rapida, visto che una volta scelto il regime fiscale, si passa subito all’iscrizione della cassa previdenziale di riferimento, in mancanza di essa ci si iscrive alla Posizione della gestione Separata INPS, bisogna verificare a quale sezione del registro devono essere iscritti.
Nel caso delle ditte individuali, è obbligatorio al momento dell’apertura l’iscrizione al Registro delle imprese ed anche altri vari enti come (INAIL e INPS) questa valida per tutte, iscrizione all’Albo degli Artigiani per le attività artigianali o iscrizione alla Camera di Commercio per l’attività dei commercianti.
E’ probabile che nel momento dell’iscrizione, ti verrà chiesto l’iscrizione alla CCIAA. Questo acronimo sta semplicemente ad indicare Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura.
Il libero professionista, (iscritto alla posizione di Gestione Separata o alla sua cassa di riferimento), è colui che esercita un’attività professionale che presenta le seguenti caratteristiche:
La differenza tra un libero professionista e un imprenditore individuale è che il primo svolge un’attività prevalentemente intellettuale, imprenditore invece è chi esercita un’attività economica organizzata ai fini della produzione e dello scambio di beni e servizi (vedi art. 2082 c.c.)
Quindi, in sostanza, un libero professionista svolge perlopiù un lavoro intellettuale.
La ditta individuale (regolarmente iscritta alla CCIAA) è un’attività economica organizzata finalizzata alla produzione o allo scambio di merci e servizi. Per essere identificata come tale, deve presentare le seguenti caratteristiche:
A loro volta, le attività che prendono la forma di una ditta individuale si dividono in due categorie:
Per quanto riguarda il discorso relativo al pagamento dei tributi, bisogna fare delle distinzioni sul fatto che tu eserciti una professione per la quale è previsto l’iscrizione ad un albo professionale o meno.
Chi è iscritto ad un determinato albo professionale è tenuto a versare le imposte alla propria cassa di appartenenza, mentre chi non è iscritto all’albo dovrà versare alla Gestione Separata INPS.
I Libero Professionisti che sono iscritti alla Gestione Separata INPS sono avvantaggiati rispetto a chi proviene da una cassa di appartenenza in quanto non dovranno pagare la quota fissa annuale prevista per i contributi previdenziali, bensì una tassa pari al 25,98% del reddito imponibile, e quindi variabile in base ai redditi prodotti.
Per quantificare bene l’imposta si deve fare riferimento alla redditività della nostra attività classificata individuabile facendo riferimento all’ateco associato.
L’imposta che pagherà un libero professionista in regime forfettario sarà pari alla parte di ricavi calcolata applicando l’aliquota dell’imposta sostitutiva alla differenza tra la parte di ricavi ottenuti applicando la percentuale della redditività (ad es. 78%) ai ricavi realizzati e i contributi pagati.
ESEMPIO:
Reddito imponibile: 27.300€ (35.000 x 78%)
Gestione Separata INPS: 7.014,6€ (27.300€ x 25,98%)
Imposta sostitutiva: 1.014,27€ (27.300€ – 7.014,6€) x 5%
Su un ricavo totale di 35.000€ un Professionista dovrà pagare 8.028,87€ di tributi.
Una ditta individuale iscritta regolarmente al registro delle imprese, può rientrare nella categoria degli Artigiani oppure i quella dei Commercianti.
Per Quanto riguarda gli Artigiani e Commercianti e la loro contribuzione previdenziale sono tenuti a versare sia una parte fissa, che una percentuale legata ai ricavi conseguiti.
I Liberi professionisti iscritti all’albo, sono obbligati ad iscriversi ad una specifica cassa, i professionisti che non hanno un albo specifica e una cassa previdenziale dedicata sono tenuti ad iscriversi alla gestione separata INPS.
I commercianti devono versare all’INPS una contribuzione fissa annua minima, indipendente dal fatturato, pari a 3.843,08€ pagate in 4 rate. In aggiunta, nel caso in cui il reddito imponibile superi 15.710€, sarà necessario applicare un ulteriore quota pari al 24,09% per gli over 21, e 21,09% per gli under 21.
Ai fini di comprensione, prendiamo ad esempio una ditta individuale che intende avviare un eCommerce, il cui coefficiente di redditività è pari al 40%.
ESEMPIO:
Reddito imponibile: 5.800€ (14.500 x 40%)
Imposta Sostitutiva: 105€ (5.800€ x 5%)
ESEMPIO:
Reddito imponibile: 20.000 € (30.000€ x 40%)
Imposta Sostitutiva: 807, 85€ (20000€ – 3843,08€) x 5%
Contributi fissi: 3.843,08€
Eccedenza: 4047 € (20.000 € -15953€)
Contributi variabili: 974,92€ (4047 x 24.09%) da pagare in 2 acconti.
Nel caso dell’artigiano, i contributi previdenziali sono praticamente molto simili a quelli del commerciante.
Abbiamo infatti la stessa quota fissa di 3.843,08€ annui, indipendente dal fatturato ed in aggiunta, come nel caso del commerciante, abbiamo una quota variabile nel caso in cui il reddito imponibile superi 15.710€.
L’unica differenza con il commerciante, sta nel fatto in cui la parte variabile è pari al 24% per gli over 21, e 21% per gli under 21. Abbiamo quindi un minima differenza dello 0,09% tra i due.
Anche il calcolo delle imposte, risulta essere lo stesso del commerciante.
Uno dei miti da sfatare riguardo l’apertura della Partita IVA, riguarda il famoso reddito annuale inferiore 5.000€.
Vediamo insieme in quale caso è possibile non aprire ed in quale caso si ha la necessità di inquadrare fiscalmente la propria posizione anche non superando i 5.000€.
La prima domanda da porsi nel caso in cui siamo in dubbio se aprire la Partita IVA o no è la seguente:
“Prevedo con la mia attività, prestazioni di lavoro occasionali o prestazioni di lavoro continuativo?”
Per prestazioni di lavoro occasionali che ammontano ad importi inferiori ai 5.000€ annui non è consigliabile aprire la Partita IVA.
Pur volendo aprire anche in regime forfettario agevolato dall’imposta sostitutiva del 5%, si andrà incontro nel caso di attività iscritti alla Camera di Commercio a versare contributi previdenziali che prevedono una quota fissa annuale indipendentemente dal tuo fatturato, questi contributi previdenziali ricordiamo che potrebbe variare in caso di iscrizione a casse specifiche e quindi richiedere all’Albo/Ordine di riferimento quale è la tassa fissa da versare in più la Gestione Separata INPS.
Anche nel caso dei professionisti è prevista lo stesso il versamento dei contributi per quanto riguarda la Gestione Separata INPS.
Quindi, quando dovresti aprire invece una Partita IVA se non superi l’importo dei 5000€ annui?
Sostanzialmente sono due i fattori che vengono presi in considerazione, che se presenti si è obbligati ad aprire la Partita IVA:
Come abbiamo già spiegato prima, per coloro che fanno Affiliate Marketing, non è prevista la Partita Iva se l’attività viene svolta occasionalmente e non si superano i 5.000€ annui di reddito.
Attenzione però, questo non vuol dire che non è necessaria aprirla se si fattura meno di 5.000€.
Infatti, è previsto l’obbligo di partita IVA se l’attività è svolta in modo continuativa e abituale. In questo caso, è necessario aprire la Partita Iva anche se non si supera il tanto famoso limite di 5.000€.
Importante è tenere a mente che ogni casistica va valutata singolarmente, potremmo fare una generalizzazione che mediamente chi è un Affiliate Marketer, avrà un codice ATECO 73.11.02.
Per questa professione, è prevista l’iscrizione al Registro come Commerciante, e per tale motivo sono previsti costi previdenziali fissi annuali, più eventuali costi variabili se si supera una certa soglia di reddito imponibile, così come descritto nel paragrafo precedente dedicato alla tassazione.
Il coefficiente di redditività per questo codice ATECO è del 78%, questo vuol dire che andrai a pagare il 5% (o il 15% nei casi previsti come descritto nel paragrafo precedente) del 78% del tuo fatturato di imposta sostituiva, sempre in aggiunta ai costi previdenziali descritti nel precedente paragrafo.
Per quanto riguardo il limite di fatturato annuale, esso rimane fissato a 65.000€, come tutte le altre tipologie di attività.
Se sei intenzionato ad aprire la tua P.IVA, puoi richiedere una consulenza gratuita con Wiseeo che ti mostrerà il codice ATECO più adatto alla tua professione.
Tiriamo le conclusioni di questa guida aggiornata per l’apertura della Partita IVA in regime forfettario, abbiamo cercato di inserire all’interno tutte le nozioni che riteniamo sia doveroso conoscere per chi è intenzionato ad aprire una propria attività.
Molti professionisti credono di poter valutare il proprio regime fiscale in completa autonomia, ma poi cambiano subito idea quando gli viene fatto presente che per la propria attività vi sono presenti normative che non avevano preso in considerazione, il margine di errore è molto alto.
Per questo ti invitiamo a richiedere una Consulenza Gratuita per l’apertura della tua Partita IVA con Wiseeo, con il loro supporto riceverai tutta l’assistenza e le informazioni dettagliate di cui hai bisogno per Aprire e Gestire la tua attività.
Ricordiamo che per ogni errore commesso, in caso di accertamenti si va incontro a sanzioni che potrebbero essere anche molto gravi a seconda della violazione.
Richiedi Subito la tua Consulenza Gratuita in modo da capire esattamente come sia possibile Aprire Partita Iva Regime Forfettario.